Ricerca | The multiple facets of (im)mobility. A multisited ethnography on territorialisation experiences and mobility trajectories of asylum seekers and refugees outside the Italian reception system.

Pubblicato
il 12 Marzo 2022

di Giuliana Sanò (University of Messina), Francesco Della Puppa (Ca’ Foscari University of Venice)

Abstract

The article analyses the forms of mobility and (im)mobility of migrants and asylum seekers who are outside the institutional reception system. Through the narration of two ethnographic cases placed in northern and southern Italy, the authors retrace the biographical and geographic trajectories of migrants, and compare them with territorial policies. By analysing two very different contexts from the economic and social point of view, we highlight the similarities between these territories, the mobility and immobility they generate and through which they are crossed, before and during the COVID-19 pandemic.

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di Elena Formia, Valentina Gianfrate, Elena Vai

Nell’era dell’immaterialità e della conoscenza, alla luce dei profondi cambiamenti che la crisi con-temporanea impone di affrontare, il design rappresenta un mezzo di interpretazione delle muta-zioni e di intermediazione tra saperi, integrando valori tangibili, intangibili ed esperienze. Forme di trasformazione e di innovazione sono il risultato di specifiche interazioni co-evolutive tra persone, tecnologie, politiche e infrastrutture, in processi simultanei e multidimensionali. In questo contesto, l’Advanced Design abilita pratiche sociali, nuovi linguaggi, approcci e comportamenti responsabili, dimensioni del tempo inedite. Aprendo a una pluralità di contributi, il libro offre possibili narrazioni di episodi interni alle culture del progetto che hanno rappresentato prototipi di mutazione, al fine di individuare punti di continuità e di rottura nell’evoluzione delle relazioni tra umano, città e natura.

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di Barbara Gagliardi (Università di Torino)

Abstract

L’emergenza pandemica ha determinato il ricorso generalizzato da parte delle pubbliche amministrazioni al lavoro agile, costringendo a “prendere sul serio” una modalità di esecuzione della prestazione di lavoro subordinato sino ad oggi di sporadica applicazione, con effetti destinati a riflettersi sull’organizzazione delle pubbliche amministrazioni anche sul lungo periodo. Il buon funzionamento dell’istituto richiede tuttavia il superamento della tradizionale cultura burocratica, oltre a un più deciso ricorso agli strumenti tecnologici.

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di Luca Bianchi, Amedeo Lepore, Stefano Palermo, Imbriani Cesare, Piergiuseppe Morone, Mario Bonaccorso

The structural changes affecting the organization of the international economy and an increasingly close relationship between sustainable development and the new industrial revolution have made, for some years now, the issues of bioeconomy and circular economy part of the analysis on possible growth trends of the South and of the Country as a whole. This is even more true in light of the crisis caused by the COVID-19 pandemic which on the one hand is accelerating changes that existed before the arrival of the coronavirus, and on the other is favouring the shaping of new production and consumption models. The aim of this paper – based on the updating of the remarks made in the SVIMEZ 2020 Report – is to present the guidelines drawn by the Association for the Industrial Development of the South over the last year, making use of the contribution of an interdisciplinary working group specially constituted. Thus, an overall picture of the current diffusion of the circular bioeconomy in Southern Italy, the links with European strategies and the definition of new models of sustainable development emerge, with some possible policy indications to think about for a meta-sector that is potentially able not only to support the recovery of the South, but also to encourage the engagement of a significant part of its production chains in new international value chains.

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di Anne-Iris Romens (University of Milano-Bicocca)

Un numero crescente di pubblicazioni in lingua italiana studia il lavoro da remoto, in particolare dopo che il lockdown ha costretto migliaia di lavoratrici e lavoratori a ricorrere a questa modalità lavorativa. Tuttavia, sono poche le ricerche che analizzano l’argomento con una prospettiva di genere. Attraverso la revisione della letteratura, il contributo mette in discussione l’idea secondo la quale il lavoro da remoto permetta di migliorare la conciliazione tra i diversi tempi di vita, riducendo le disuguaglianze in base al genere. L’articolo sostiene che sia necessario contestualizzare il lavoro da remoto, in quanto in un regime di genere asimmetrico come quello italiano, questa modalità può rafforzare la divisione tradizionale del lavoro in base al genere. Si rivisitano inoltre in una prospettiva di genere le nozioni utilizzate nella letteratura per riferirsi al lavoro da remoto e alla conciliazione tra vita e lavoro. Quindi l’articolo studia, contestualizzandolo, l’impatto del lavoro da remoto sulla conciliazione tra tempi di vita. Infine, nelle conclusioni ci soffermiamo sugli ambiti nei quali potrebbero essere svolte ulteriori ricerche.

Allo scopo di dare un contributo alla discussione su un tema così complesso, mediante gli strumenti teorici e metodologici dell’antropologia, il panel intende sollecitare una riflessione che sia innanzitutto in grado di decostruire le retoriche mainstream riguardanti le aree interne (ad esempio l’estetica dei piccoli borghi, l’elogio della lentezza, gli abusati concetti di resilienza, decrescita felice e restanza, o, ancora, le pratiche del ritorno alla terra dei giovani e del south working). La proposta del panel mira, dunque, a raccogliere contributi e riflessioni critiche intorno a tali categorie diffuse nella produzione di discorsi che spaziano tra le discipline, generando nuovi sguardi e processi complessi. E intende farlo riflettendo su una possibile idea di futuro di queste aree, a partire dalle esperienze e dai contributi di antropologi che abbiano posto un focus sui luoghi ma soprattutto su chi li abita e li attraversa, in riferimento a questioni abitative, migratorie, produzione locale di saperi e saper fare, forme di neoruralità, processi di produzione e riproduzione dei patrimoni culturali e le pratiche associative ad essi collegate, stratificazioni di lunga durata (traducibili anche in dinamiche non omogenee di potere, nelle molteplici forme in cui può manifestarsi), azioni sui territori capaci di generare dinamiche culturali che passano anche attraverso, l’immaginazione individuale e collettiva dei luoghi.

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di Marina Berardi (Università degli Studi della Basilicata), Domenico Copertino (Università degli Studi della Basilicata), Vita Santoro (Università degli Studi della Basilicata)

Da qualche tempo si assiste, nel nostro Paese, alla produzione di discorsi e retoriche intorno alle cosiddette “aree interne”, un processo sollecitato da un lato, dall’attuazione di strategie di sviluppo nazionali e sovranazionali, e determinato, dall’altro, dall’interesse maturato da parte di differenti ambiti disciplinari e dalle progettualità sempre più diffuse, anche endogene, rivolte a territori fragili, marginali e soggetti a contrazione demografica. Tale processo è stato fortemente accelerato dall’attuale pandemia da COVID-19, tanto da esplodere in breve tempo, producendo miriadi di immaginari e narrazioni, quasi sempre poco rispondenti alle concrete e diseguali condizioni abitative e di vita delle comunità locali, come anche poco attenti alle dinamiche culturali e ai molteplici processi in corso, in primis quelli migratori. Si tratta di quegli stessi luoghi nei quali gli antropologi conducono talvolta le proprie ricerche e di quegli stessi processi che sono soliti osservare, documentare, descrivere, e sui quali producono essi stessi riflessioni e discorsi, contribuendo in tal modo e consapevolmente a consolidarne l’immaginazione e ad accrescere la pletora di etero ed auto rappresentazioni dei territori interni e marginali.

Allo scopo di dare un contributo alla discussione su un tema così complesso, mediante gli strumenti teorici e metodologici dell’antropologia, il panel intende sollecitare una riflessione che sia innanzitutto in grado di decostruire le retoriche mainstream riguardanti le aree interne (ad esempio l’estetica dei piccoli borghi, l’elogio della lentezza, gli abusati concetti di resilienza, decrescita felice e restanza, o, ancora, le pratiche del ritorno alla terra dei giovani e del south working). La proposta del panel mira, dunque, a raccogliere contributi e riflessioni critiche intorno a tali categorie diffuse nella produzione di discorsi che spaziano tra le discipline, generando nuovi sguardi e processi complessi. E intende farlo riflettendo su una possibile idea di futuro di queste aree, a partire dalle esperienze e dai contributi di antropologi che abbiano posto un focus sui luoghi ma soprattutto su chi li abita e li attraversa, in riferimento a questioni abitative, migratorie, produzione locale di saperi e saper fare, forme di neoruralità, processi di produzione e riproduzione dei patrimoni culturali e le pratiche associative ad essi collegate, stratificazioni di lunga durata (traducibili anche in dinamiche non omogenee di potere, nelle molteplici forme in cui può manifestarsi), azioni sui territori capaci di generare dinamiche culturali che passano anche attraverso, l’immaginazione individuale e collettiva dei luoghi.

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di Antonio Aloisi (IE Law School), Valerio De Stefano (York University)

Automazione, algoritmi, piattaforme, smart working: il mondo del lavoro sta vivendo una vera e propria rivoluzione. La paura è che crolli il numero degli occupati e che il lavoro umano venga riconosciuto e apprezzato sempre meno. Si teme la capacità di controllo dei software di intelligenza artificiale. Ma non esistono tecnologie buone e tecnologie cattive; esistono usi distorti e usi consapevoli delle invenzioni e delle innovazioni. La tecnologia cambia rapidamente e incide in profondità in tutti gli ambiti, con esiti spesso preoccupanti. È quello che accade al mondo del lavoro, tra trasformazione digitale, utilizzo dei robot e dell’intelligenza artificiale e diffusione delle piattaforme. Che cosa sta accadendo alle professioni che non sono state spazzate via dalla tecnologia? Come ci si confronta con strumenti di sorveglianza dei lavoratori sempre più pervasivi? Quante possibilità ci sono che il modello della gig-economy si affermi come nuovo paradigma produttivo? Che cosa potranno fare le parti sociali e le forze politiche per mettere in campo protezioni efficaci? La qualità del lavoro presente e futuro dipende da come esso è concepito, contrattato e organizzato. La trasformazione digitale può essere infatti un alleato indispensabile, dalla fabbrica alla scrivania, dal magazzino all’ufficio, ma va messa alla prova sul terreno della convenienza sociale e politica e non solo su quello della convenienza economica. Questo libro è uno strumento prezioso per orientarsi con coordinate precise sui nuovi scenari, sui rischi che corriamo e sulle scelte necessarie per affrontare il futuro.

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di Silvia Loré (Scuola Universitaria Superiore Sant’Anna), Marco Frey (Scuola Universitaria Superiore Sant’Anna)

Lo Smart Working è un approccio al lavoro flessibile adottato in massa durante la pandemia da Covid-19 per consentire distanziamento sociale e prosecuzione delle attività. Il lockdown ha promosso un cambiamento radicale del concetto di spazio e tempo di lavoro. Ma quali sono gli impatti e quali le potenzialità delle soluzioni di lavoro a distanza? Il presente studio dimostra che lo smart working può configurarsi come una misura vincente per rendere le città più sostenibili e in armonia con l’ambiente, conciliare esigenze di vita e di lavoro, tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori, per sopravvivere a crisi di portata globale; riflettere sull’esperienza emergenziale può orientare le imprese verso l’adozione di pratiche più sostenibili proponendosi come promotori della creazione di smart cities.

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di Federica Daniele (Banca d’Italia)

Sulle conseguenze dello smart working in termini di riorganizzazione dell’attività economica all’interno delle città, a cominciare da una sofferenza economico-sociale specialmente per quelle zone a forte prevalenza di uffici, si è parlato molto durante la pandemia (ad esempio qui su Aspenia online). Ma il lavoro da remoto può avere anche delle conseguenze “dinamiche” per città e territori, veicolate dalla mobilità geografica di imprese e lavoratori. Con lo smart working in molti hanno infatti deciso di trasferirsi provvisoriamente a lavorare altrove, fuggendo soprattutto le città più grandi per potere beneficiare di maggiori spazi e prossimità con la natura.

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di Teresa Graziano (University of Catania, Italy)

Abstract

This viewpoint article is aimed at critically scrutinizing both institutional and bottom-up narratives about post-COVID planning scenarios in Italy. Through a critical multimedia discourse analysis, the article tries to deconstruct the most recurring narratives about the future of cities in Italy, particularly those interlacing smart city rhetoric with alternative models of settlements and “soft” planning micro-actions, in order to highlight both conflictual perspectives and new potential paths to follow for a more inclusive tech-led urban development.

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il

di Mario Mirabile (Vicepresidente esecutivo e project manager, South Working – Lavorare dal Sud), Flavia Amoroso (Operations Manager, South Working) e Gabriele Crupi (Project manager junior)

Lo scritto affronta alcune delle nuove sfide del lavoro a distanza e dei nuovi stili di vita ad esso associati. In particolare, la prima parte del testo si focalizza sull’analisi dello stile di vita associato generalmente al lavoro agile, con riferimento alla legge 81/2017. Successivamente, gli autori mettono in evidenza il caso dell’associazione “South Working® – Lavorare dal Sud”, dei South Worker e delle trasformazioni socio-culturali che il movimento d’opinione sta stimolando, sulla base del movimento migratorio legato al Covid-19, che porta i lavoratori a scegliere di operare da remoto dall’Italia e, in particolare, dal Sud e dalle aree interne e marginali del Paese. La terza parte dello scritto affronta le questioni relative agli stili di vita dei South Worker, gli aspetti positivi e le criticità associabili al modello del lavoro da casa. Il testo termina con alcune considerazioni finali che mirano a indicare la necessità di un maggiore approfondimento delle questioni che riguardano tale fenomeno, fornendo anche alcune indicazioni su ciò che gli autori ritengono particolarmente rilevante per la definizione degli stili di vita dei South Worker e delle metamorfosi socio-culturali del lavoro.

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il

di Isabelle Hansez (Université de Liège), Laurent Taskin (Louvain School of Management et CIRTES/LOURIM (UCLouvain)), Jacques-François Thisse (UCLouvain et École nationale des Ponts et Chaussées)

Le «south working» ou un renouveau de la périurbanisation

…On a vu que la localisation de l’emploi influence souvent le choix d’un logement. Le télétravail à temps complet, mais aussi, dans une moindre mesure, celui à temps partiel, rend ce lien obsolète puisqu’il est possible de travailler partout, à condition du moins de bénéficier de très bonnes connexions Internet. De fait, on observe déjà des mouvements de travailleurs vers des régions éloignées de leur anciennes résidences. Leurs nouveaux logements sont souvent situés dans des régions où les terrains sont beaucoup moins chers, ce qui permet aux ménages de profiter de logements plus spacieux. Ces nouvelles localisations peuvent être situées dans des régions dont les travailleurs sont originaires et où séjournent encore des membres de leurs familles. D’autres souhaitent profiter d’un environnement naturel moins stressant que dans une grande ville, voire d’un climat plus agréable. C’est ainsi que l’appellation south working ou nomadisme numérique est apparue lorsque des salariés italiens sont retournés vivre dans le Mezzogiorno et que des travailleurs américains partaient vers la Floride.

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il

di Mario Mirabile (Vicepresidente esecutivo e project manager, South Working – Lavorare dal Sud) e Martina Derito (systemic & graphic designer)

L’idea del lavoro agile dal Sud, o “South Working”, come l’abbiamo chiamato a marzo 2020, sta ricevendo attenzioni mediatiche a livello nazionale e internazionale, ed è quindi soggetto a interpretazioni individuali. È normale che ciò avvenga, vista la natura ibrida del lavoro nella sua dimensione sociale, individuale e collettiva.

In questo contributo, racconteremo brevemente quali sono i nostri obiettivi e gli strumenti che stiamo utilizzando per raggiungerli, in un dialogo aperto e dal basso. Qui, invece, non è discusso il contesto generale all’interno del quale nasce l’associazione di promozione sociale “South Working – Lavorare dal Sud” (nel prosieguo, “South Working”) e le differenti fasi progettuali attraverso le quali il progetto si sta sviluppando.

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Pubblicato
il 4 Marzo 2022

Vi raccontiamo un progetto entusiasmante: ‘Smart Walking’, un cammino che porterà il suo ideatore, Davide Fiz, con il suo zaino e il suo pc, sui cammini delle regioni italiane. La mattina si cammina, il pomeriggio si lavora, con il cammino a battere il tempo e con il lavoro che inizia quando, e dove, si fermano i piedi. 

Da marzo a ottobre 2022 Davide, che ha esperienza sia nei cammini che nello smart working, percorrerà 20 cammini in 20 regioni italiane, camminando di mattina e lavorando in remoto al pomeriggio. Alcuni cammini sono conosciuti, altri meno, altri completamente nuovi e sarà lui a inaugurarli. 

Circa 20 km di media al giorno, per un totale previsto di 2500 km. Durante il viaggio quotidianamente Davide racconterà l’Italia attraverso paesaggi, incontri, tradizioni, e si fermerà in ostelli, B&B, campeggi, fattorie, locande che saranno il suo ufficio e il suo alloggio per l’altra metà della giornata.

Al centro del progetto il ‘work-life balance’, il connubio tra lavoro e passioni, la riscoperta del turismo sostenibile e lento fuori dai circuiti mainstream, nei piccoli borghi e a contatto con le comunità locali, la ricerca di una vita attiva, all’aria aperta, fatta di movimento, sport, salute, alimentazione corretta. 

“Voglio mettere alla prova me stesso ma anche il sistema, il territorio e la ricettività, le tecnologie e fornire materiale utile a un dibattito esteso che coinvolge certamente la comunità dei trekker e degli appassionati di outdoor, ma anche i liberi professionisti, i direttori HR, le società di recruiting, i legislatori, le APT locali, e tutti quegli stakeholders che si stanno confrontando sul tema dello Smart Working e di come renderlo possibile, legale, regolamentato, sostenibile e – magari – vantaggioso a livello individuale e sistemico” spiega Davide. 

Seguite il viaggio di Davide e continuate a seguire South Working®, che farà una chiacchierata con lui mentre si trova in viaggio. 

Pubblicato
il 1 Marzo 2022

Reggio Emilia-Palermo, 1 marzo 2022 – Favorire con tutti i mezzi possibili – dallo studio e l’analisi delle nuove norme in materia fino alla raccolta di best pratice – la diffusione del lavoro a distanza e collaborare, sia in ambito pubblico che in quello privato, per la nascita di realtà che supportino questa particolare tipologia di lavoro che coinvolge tra i 5 e gli 8 milioni di italiani, circa il 30% della forza lavoro. Al tempo stesso sostenere la mappatura e la registrazione spontanea alla community di «South Working» di chi intende lavorare secondo i principi dello smart working da territori non industrializzati, in particolare quelli del Sud Italia. Sono alcuni degli obiettivi su cui sono impegnati IFOA, ente specializzato nella formazione professionale e nelle politiche attive del lavoro, e South Working – Lavorare dal Sud, l’associazione di promozione sociale attiva nella diffusione di un modello di lavoro flessibile che permetta di lavorare a distanza in via principale da dove si desidera. Obiettivi contenuti in un Memorandum of understanding recentemente sottoscritto dalle due realtà. 

«L’esperienza maturata nei due anni di pandemia – spiegano IFOA e South Working – Lavorare dal Sud A.P.S. – ha dimostrato i punti di forza del lavoro agile, uno strumento che può consentire al lavoratore di guadagnare una maggiore autonomia, potendo decidere più liberamente come gestire l’attività lavorativa e quindi il proprio tempo, il tempo che dedica a sé stesso e ai suoi affetti, e dall’altro lato al datore di lavoro di mettere in atto un’organizzazione più snella e ottenere una maggiore produttività. Entrambe le parti, inoltre, possono reciprocamente trarre beneficio dai vantaggi che ciascuno ha, avviando, così, un circolo virtuoso».

Se utilizzato correttamente, lo smart working può quindi favorire un netto miglioramento della vita personale dei lavoratori, ma anche delle condizioni ambientali grazie ad una importante riduzione delle emissioni inquinanti come effetto della riduzione del traffico delle auto. «Il lavoro da remoto – proseguono i firmatari dell’accordo – si è rivelato uno strumento utile anche a ridurre il divario economico, sociale e territoriale nel Paese, a patto che si sviluppino e si rafforzino le infrastrutture digitale, di mobilità e sociale identificate dall’Associazione che stanno alla base di questa “rivoluzione” nel mondo del lavoro».

In attesa dell’entrata in vigore delle nuove regole fissate per la fine dello stato d’emergenza Covid, l’accordo assume un valore in più per IFOA e South Working – Lavorare dal Sud, che s’impegnano tra l’altro ad avviare collaborazioni per consentire la diffusione della cultura digitale tra amministratori pubblici, aziende e cittadini, con l’obiettivo di superare il digital divide.

In foto: Mario Mirabile (a sx), Vicepresidente South Working – Lavorare dal Sud e Umberto Lonardoni (a dx), Direttore Generale IFOA.

Contatti:

Mario Mirabile Vicepresidente esecutivo e project manager South Working – Lavorare dal Sud / mario.mirabile@southworking.org Website: www.southworking.org

Monica Cascone Ufficio Stampa IFOA +39 0522 329318 / cascone@ifoa.it Website: www.ifoa.it / Press Area: https://www.ifoa.it/ifoa-media/

Pubblicato
il 28 Febbraio 2022

Fin dal 2017, Cameo ha avviato il suo percorso verso un modello di lavoro smart, ibrido e sostenibile. 

Nel 2017, i 140 lavoratori della sede italiana di Cameo hanno potuto scegliere la postazione più adatta al loro lavoro e nel 2018 l’azienda fa un ulteriore passo in avanti, introducendo un progetto pilota per lo Smart Working come nuovo modo di lavorare basato sulla fiducia e l’orientamento alle performance e al raggiungimento dei risultati.

Per tutto il 2021, l’azienda è rimasta in smart working e ha assicurato che indietro non si tornerà. Come ha spiegato Monica Chiari, a capo delle risorse umane per Cameo, “Stiamo mappando costi e opportunità delle diverse pratiche e abitudini e faremo scelte che tengano conto delle persone, del loro benessere, delle loro esigenze e della crescita professionale”.

Pubblicato
il 21 Febbraio 2022

di Rosaria Amato

Non si torni indietro sulle possibilità aperte dallo smart working per il Mezzogiorno e i piccoli centri. A chiederlo, con una lettera aperta alla ministra del Sud e della Coesione territoriale Mara Carfagna, sono Elena Militello e Mario Mirabile, presidente e vicepresidente dell’associazione South Working. Nata nel marzo 2020, l’associazione è composta da giovani professionisti, manager, imprenditori e accademici che con la pandemia hanno riscoperto il gusto di vivere “a casa”, mantenendo però il lavoro nelle città del Centro-Nord.

Leggi l’intervista completa al Vice Presidente Esecutivo di South Working® Mario Mirabile su Repubblica

    

                                       

Pubblicato
il 19 Febbraio 2022

Il prossimo 23 febbraio, alle 10, il Vice Presidente Esecutivo e Project Manager di South Working® Mario Mirabile parteciperà alle Agorà Democratiche del Partito Democratico, dal titolo ‘Smart Working – Opportunità per le aree interne’. 

Fin da marzo 2020, South Working® è stata attiva per intercettare i bisogni di oltre 45mila lavoratori agili del Sud Italia. Nel corso di questi due anni, è emerso in modo inequivocabile che nuovi modelli virtuosi di lavoro agile e sostenibile possono essere una soluzione per combattere il divario economico e culturale tra le diverse aree d’Italia oltre che valide misure di contrasto al fenomeno dello spopolamento. 

Per questo, siamo entusiasti di partecipare alle Agorà Democratiche per discutere degli inevitabili cambiamenti dei modelli di lavoro. Gli altri partecipanti della prima della due giornate saranno il Sociologo Domenico De Masi, il Presidente Uncem Marco Bussone, il sindaco di Castel del Giudice e Delegato ANCI Aree Interne Lino Gentile, la Direttrice di ‘Riabilitare l’Italia’ Sabrina Lucatelli, il Direttore di Coesione Territoriale e Infrastrutture Confindustria Giuseppe Mele, il Consigliere delegata di Randstad Alessandro Ramazza e la Segretaria Confederale CGIL Tania Scacchetti. Modera la Responsabile Nazionale PD per i Piccoli Comuni Micaela Fanelli. Previsto anche un intervento del Vice Segretario Nazionale del Pd Giuseppe Provenzano. 

Per tutte le informazioni, visita il sito di Agorà Democratiche: lo trovi qui.

Pubblicato
il 11 Febbraio 2022

On. Signora Ministra Mara Carfagna,

Le scriviamo per sottoporre alla Sua attenzione la necessità diffusa in tutto il Paese di occuparci di ciò che nel marzo 2020 abbiamo definito «South Working» e che stiamo continuando a studiare e promuovere con proposte concrete e condivise indistintamente da tutte le parti politiche.

Le nostre proposte, che incarnano ciò che è il «South Working» nella sua forma autentica, sono state riconosciute in Italia e all’estero, dai diversi settori della società, come fonte di innovazione sociale, economica e infrastrutturale.

Evidenziamo, infatti, la necessità di stimolare la creazione di comunità di South Worker e comunità locali in modo che ognuno possa scegliere dove lavorare, garantendo alti standard di sicurezza, di produttività, di qualità della vita e impatti positivi sui territori e le comunità, anche grazie al give back di chi ritorna o sceglie di trasferirsi in determinati luoghi.

Segnaliamo la necessità di investire sul capitale umano altamente qualificato per lottare contro la desertificazione demografica che ci attende nei prossimi anni, fenomeno ulteriormente evidenziato dai dati ISTAT (2021).

Sosteniamo la creazione di spazi di lavoro condivisi pubblici, privati e pubblico-privati, i.e., ‘presidi di comunità’, diffusi sul territorio nazionale per intervenire concretamente su dotazioni e condizioni del lavoro da remoto e di infrastrutture utili allo sviluppo della digitalizzazione e della cultura digitale nel Sud e nelle aree interne italiane. A tal proposito, abbiamo già costituito un’ampia rete che abbraccia tutta l’Italia da Sud a Nord.

Incentiviamo la creazione delle condizioni necessarie al lavoro agile, quali una connessione Internet veloce e sicura e soluzioni di mobilità da e verso aereoporti o stazioni TAV che distano meno di due ore dal luogo in cui si decide di lavorare.

Promuoviamo forme di lavoro agile, a sostegno anche di un’interpretazione estensiva della norma sulla decontribuzione del 30% (d.l. 14 agosto 2020, n. 104, conv. con mod. dalla l. 13 ottobre 2020, n. 126), affinché possa essere applicata non solo alle imprese che aprono una “unità operativa” al Sud, ma anche a quelle imprese che impiegano lavoratrici e lavoratori che operano agilmente dal Mezzogiorno, a stipendio invariato. Inoltre, suggeriamo la previsione di incentivi in forma di voucher per la formazione di manager e dipendenti e per le postazioni di coworking.

Per evitare che il lavoro da remoto coincida con un doppio o triplo carico di lavoro, in particolare per le lavoratrici donne e madri, promuoviamo il lavoro svolto in spazi terzi rispetto alla casa. Inoltre, riteniamo necessarie forme di supporto alle famiglie, a partire da una migliore copertura di asili nido nelle regioni del Sud e delle aree marginalizzate del Paese. Aspetto che sappiamo esserLe particolarmente caro.

Siamo contrari alla totale remotizzazione del lavoro e promuoviamo un modello di organizzazione basato sulla volontarietà e sulla mediazione tra i bisogni delle aziende e dei lavoratori. Sono indubbi gli impatti sul clima e sugli individui degli spostamenti frequenti di breve e lunga percorrenza. Per questo motivo, incentiviamo forme flessibili di cadenzamento dei giorni di «South Working» rispetto a quelli di lavoro in presenza, preferibilmente su base mensile e non settimanale, anche per non rendere ancora più gravose le condizioni di precarietà già in essere.

Promuoviamo lo sviluppo di una strategia nazionale rivolta alle persone che vivono in Italia e all’estero che permetta loro di scegliere da dove lavorare. In particolare, per gli expat proponiamo la diffusione di role model e il racconto di testimonianze da parte dei South Worker, prevedendo dei voucher per rimborsi spesa per i trasporti da/per il Sud e le aree marginalizzate e visti temporanei per il lavoro a distanza per chi proviene dall’area extra-Shengen con l’introduzione dei visti Italy Working.

Incentiviamo la creazione di programmi ‘ponte’ tra il mondo della scuola e quello dell’impresa con l’obiettivo di introdurre i giovani alle nuove professioni. Promuoviamo l’implementazione di strategie, azioni e politiche che consentano ai più giovani di formarsi e lavorare, alle imprese di contribuire a creare una società più giusta e coesa e alle istituzioni di rendere operative buone pratiche lavorative e innovative sui territori.

Promuoviamo lo sviluppo di una visione strategica di medio e lungo periodo in relazione alla crescita del lavoro agile all’interno della Strategia Nazionale e Regionale di Specializzazione Intelligente (2021-2027). L’obiettivo è abilitare le Regioni alla ricezione di fondi europei da investire nell’ambito dello smart working dal Sud e dalle aree marginalizzate per una maggiore coesione economica, sociale e territoriale attraverso:

– la promozione di comunità di South Worker che ripopolino le zone più afflitte dal problema dello spopolamento;

– il riutilizzo di spazi per la creazione di Presidi di Comunità;

– la promozione di accordi tra enti locali e aziende.

Signora Ministra, confidiamo nel fatto che possa essere d’accordo con noi nel pensare che i ‘fondi PNRR’ e tutte le risorse disponibili debbano essere usati saggiamente per creare condizioni di sostenibilità per le prossime generazioni; ciò implica anche la necessità di far scegliere ai lavoratori e alle lavoratrici del Mezzogiorno il proprio destino. Dobbiamo essere responsabili e fautori del nostro futuro e di quello della nostra terra, che non potrà realizzarsi, se non con il sostegno convinto da parte di tutto il Paese, per un’Italia più coesa. 

Infine, siamo disponibili a ulteriori approfondimenti, se Lei lo vorrà, oltre a quelli già effettuati nei mesi passati con la nostra associazione.

Cordialmente, 

I Principali Promotori

South Working – Lavorare dal Sud A.P.S.

Elena Militello | Mario Mirabile      

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    Pubblicato
    il 31 Gennaio 2022

    di Niva Mirakyan

    Ve lo ricordate il film di Visconti “Rocco e i suoi fratelli”? C’era una volta il Sud che emigrava al Nord per trovare un lavoro degno e stabile e ora con la pandemia globale molti lavoratori meridionali hanno possibilità di tornare nel luogo d’origine.Si chiama South Working – il progetto mirato a diffondere la possibilità̀ di lavoro agile da dove si desidera, in particolare dalle regioni del Sud – quindi non più a Parigi, Londra, Barcellona ma da casa di mamma e papà. Che cos’è South Working? Quali sono i vantaggi di lavorare al Sud? Potrebbe diventare una opportunità per il rilancio dell’economia territoriale? Per parlarne Sputnik Italia ha raggiunto Elena Militello, Dottoressa di ricerca in Diritto e Scienze umane e Ideatrice del progetto “Southworking – Lavorare dal Sud”.

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    Pubblicato
    il 17 Gennaio 2022

    Study Room è un progetto nato a Napoli nel quartiere Fuorigrotta nel 2019, patrocinato dalla Città di Napoli. 

    Study Room nasce dall’idea di Diana Capuano ed è pensato soprattutto per venire incontro alle esigenze degli studenti universitari allea prese con gli esami. Ma con la pandemia e la necessità di trovare spazi dove poter lavorare che non siano a casa, il silenzio e la riservatezza delle aule di Study Room sono un’ottima risorsa. 

    Study Room è sempre aperta e conta 500 postazioni, wi-fi, aree ristoro e tanti altri servizi che potrete trovare sulla nostra mappa dei presidi: Study Room è infatti parte della Rete della SW eCard! 

    Da poco inoltre è nata una seconda sede, nella zona di ArcoFelice, Pozzuoli: un’area all’aperto, perfetta per lavorare e studiare durante l’estate. Secondo lo studio di un’Università Californiana, studiare all’aria aperta aumenta la concentrazione del 60%: la location immersa nell’oasi naturalistica di Montenuovo ha favorito la diminuzione dello stress durante la sessione estiva di esami. 

    Scopri di più su questa innovativa realtà del Sud sul sito di Study Room

    Pubblicato
    il 4 Gennaio 2022

    di Erika Antonelli

    Da giorni i casi sono in aumento, oltre un milione di cittadini è positivo e il sistema dei tamponi è ingolfato da settimane. Le lunghe file davanti alle farmacie, i test fai da te introvabili e il ricorso a strutture private hanno riacceso il dibattito sul lavoro da remoto. Che certo taglia fuori alcune professioni, ma ridurrebbe per chi ne usufruisce il rischio di contagi. E, secondo i sostenitori, abbandonando la logica emergenziale della pandemia, contribuirebbe al benessere psicofisico del singolo.

    Se ne accorgono anche sindacati e politica: nonostante le resistenze del ministro per la Pubblica amministrazione Renato Brunetta – che proprio a ottobre con un decreto aveva chiesto il rientro in presenza dei dipendenti pubblici – oggi diverse sigle tra cui Cgil, Flp e Confsal vogliono si torni allo smart working. Pochi giorni fa il responsabile Enti locali del Partito democratico, Francesco Boccia, dichiarava che «il lavoro agile nei servizi e nella pubblica amministrazione è un’opportunità e non un limite». La stessa linea del sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri, secondo cui «con l’aumento dei contagi dovrà essere rivisto il sistema lavorativo. Inevitabile un parziale ritorno allo smart working». Confermato dalla proroga dello stato di emergenza al 31 marzo 2022. L’estensione, chiarisce il professor Raffaele Fabozzi, ordinario di Diritto del lavoro alla Luiss, «permette di accedervi in maniera più agevolata e senza necessità di accordo individuale con il singolo lavoratore».

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    A2a è una multi-utility che opera nei settore ambiente, energia, calore, reti e tecnologie per le città intelligenti e che già nel 2016, ben prima che la pandemia da Covid-19 sconvolgesse il mondo, aveva implementato dei modelli virtuosi di lavoro agile. 

    L’esperimento di A2A inizia con un coinvolgimento di 250 dipendenti, esteso successivamente a 800 nel 2018. Secondo le stime, nel 2019 sono stata evitate 34 tonnellate di Co2 e oltre 1000 km a persona per gli spostamenti casa-lavoro. Dal punto di vista del work-life balance inoltre, i dipendenti di A2A hanno potuto risparmiare circa 30 ore a persona altrimenti dedicate al pendolarismo.

    A2A pone come pilastro della propria politica di sostenibilità l’aiuto ai dipendenti e alle comunità in cui opera per essere più sostenibili  attraverso una gestione responsabile delle attività.

    Nel 2021, A2A e altre organizzazioni sindacali del comparto energia hanno firmato un importante accordo sul progetto “New Ways of Working” e dal 1 febbraio 2022 si attuerà un nuovo modello sperimentale per oltre 3.300 risorse. Si tratta di un modello caratterizzato da flessibilità e dinamismo pensato per favorire la conciliazione dei tempi di vita e lavoro, richiamando l’importanza dei tempi di riposo e disconnessione. 

    Per maggiori informazioni, potete consultare questo articolo di Industria Italiana

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    il 29 Dicembre 2021

    Senza Problemi – Doposcuola & Coworking è uno spazio aperto a ottobre 2020 dopo uno scambio di chiacchiere avvenuto “casualmente” all’incrocio di una strada a Palermo nell’aprile dello stesso anno, reduci dalla pandemia e dal primo famoso lockdown.

    La pandemia è stata per questi ragazzi una chiamata cui hanno voluto rispondere a gran voce: l’occasione per ritornare in quel Sud che avevano lasciato con la promessa di arricchirlo. 

    I colori, i suoni e gli odori di Palermo sono ciò che li spinge a credere che se ognuno facesse qualcosa per migliorare questa realtà, non ci sarebbe bisogno di scappare lontano da affetti o dalle bellezze delle nostre città. 

    Senza Problemi è uno spazio ibrido: coworking la mattina mentre il pomeriggio è dedicato alla formazione post scolastica. 

    È uno spazio piccolo, intimo e accogliente, che fa parte della rete della SWeCard: scoprite come ottenerla sul nostro sito. 

    Per scoprire di più su Senza Problemi, visitate il loro sito: lo trovate al link in bio o nelle storie. 

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    il 23 Dicembre 2021

    Confidence Systems è una piattaforma creata dall’americano Leonardo Rocco che, grazie all’intelligenza artificiale, monitora e organizza i processi produttivi delle aziende, assicurandosi che siano svolti nei tempi e nei modi corretti.

    Questa realtà innovativa ha trovato un partner in Edgemony, azienda creata da Marco Imperato e Daniele Rotolo che hanno proposto la creazione di un Hub a Palermo che possa valorizzare i talenti siciliani.

    Abbiamo conosciuto Leo tramite un amico in comune” ci ha raccontato Daniele Rotolo, “e, dopo un primo anno di test in cui ha potuto constatare la qualità delle nostre risorse e incontrare menti brillanti e soprattutto orgogliose della loro terra, ha capito che la decisione giusta è quella di aprire l’Hub di innovazione europeo dell’azienda qui a Palermo”

    Edgemony è una startup che dal 2020 si occupa della formazione di aziende italiane e internazionali nel campo dell’innovazione digitale, con l’obiettivo di far tornare o ‘trattenere’ professionisti in Sicilia, fornendo loro tutti gli strumenti necessari per lavorare in remoto con aziende Tech globali o aziende del territorio, offrendogli la possibilità di scegliere se lasciare la propria terra d’origine e non di dover essere costretti a farlo.

    La partnership con Confidence Systems crea un’opportunità di lavoro a Palermo per almeno 50 risorse che lavoreranno allo sviluppo del software della piattaforma, manutenzione e test.

    Per maggiori informazioni, potete visitare il sito di Edgemony

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    il 16 Dicembre 2021

    di Alena Fedorova (Ural Federal University) e Olga Koropets (Ural State University of Economics)

    The article focuses on the issues of transformation of labour relations between employers and employees of Russian and Italian enterprises due to the processes of digitization which determine the possibility of introducing new technologies in the organization of labour. One of the objectives of the research presented in the article is to analyse the advantages and shortcomings of the new management philosophy, to assess the impact of its introduction into the organization of work on the employee well-being and the level of social pollution in the sphere of labour relations.

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    il 14 Dicembre 2021

    Il Vice Presidente esecutivo e Project Manager di South Working® Mario Mirabile parteciperà il 15 dicembre al Seminario “Ambiente, Sostenibilità, Natura, Transizioni”, organizzato dal Centro di Documentazione Europea e dell’Università degli Studi di Salerno, in collaborazione con il Centro Bibliotecario di Ateneo e l’Osservatorio Comunicazione Partecipazione Culture Giovanili OCPG del Dipartimento di Scienze Politiche e della Comunicazione dell’Università degli Studi di Salerno.

    Il Seminario si svolge nell’ambito della Conferenza sul Futuro dell’Europa, che pone al centro la sostenibilità dei nuovi modelli economici e lavorativi, in armonia con la responsabilità ambientale.

    South Working® propone, come sapete, un modello di lavoro agile che ha effetti benefici non solo sul singolo lavoratore, ma sulla comunità e sul territorio. Per questo sarà un’occasione importante potersi confrontare su temi fondamentali per il futuro dell’Italia e dell’Europa con altre istituzioni, enti e reti sociali impegnate su queste priorità.

    Ad introdurre i lavori saranno Vincenzo Loia, Magnifico Rettore dell’Università di Salerno, Pina Picierno, Deputata del Parlamento europeo, Massimo Pronio, Rappresentanza in Italia della Commissione Europea, Maria Rosaria Califano, Direttrice del Centro Bibliotecario di Ateneo, Virgilio D’Antonio, Direttore del Dipartimento di Scienze Politiche e della Comunicazione dell’Università di Salerno.

    Al tavolo parteciperanno inoltre Stefania Leone, Direttrice dell’Osservatorio Giovani OCPG del Dipartimento di Scienze Politiche e della Comunicazione dell’Università di Salerno, Giampiero Mazzocchi, Ricercatore CREA, Centro di ricerca Alimenti e nutrizione, Antonio De Feo, Coordinatore Sostenibilità Ambientale ORGR – Osservatorio Regionale sulla Gestione dei Rifiuti Campania, Francesco Saverio Quatrano, Presidente ONG Nous, Maria Senatore, Responsabile Centro Documentazione Europea UNISA.

    L’evento è a partecipazione libera e si può accedere cliccando qui:

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    il 13 Dicembre 2021

    Il Coworking ‘Artefacendo’ con le sue 8 postazioni in poco più di 50 mq è probabilmente il coworking più piccolo del mondo.

    Nato all’interno dei Laboratori Urbani Artefacendo di San Giovanni Rotondo (FG) nel 2019, il coworking organizza durante tutto l’anno momenti di formazione attraverso workshop, masterclass e seminari nonché talk e barcamp per tenere sempre alta l’attenzione sui temi della digital transformation, della startup e della cultura d’impresa. Artefacendo è aperto 7 giorni su 7, 24 ore su 24.

    Per chi utilizza lo spazio il primo giorno è completamente gratuito, dopodiché se il lavoratore è soddisfatto gli verranno affidate le chiavi della struttura, con possibilità di accesso in qualsiasi momento del giorno e della notte. La fruibilità “all day and night” dello spazio è resa possibile grazie ad un avanzatissimo sistema d’accesso: la fiducia!

    Il Coworking Artefacendo vuole essere un presidio di innovazione sociale, culturale e imprenditoriale per offrire accoglienza a chi viene da fuori, essere un punto di partenza per chi resta e essere un punto d’incontro per tutti, nel quale confrontarsi, contaminarsi, crescere insieme.

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    il 9 Dicembre 2021

    Il lavoro agile non è sempre una scelta semplice o possibile: bisogna fare i conti con diverse difficoltà, ma la volontà di aver conosciuto i vantaggi e il benessere del poter lavorare da dove si desidera hanno spinto molti a cambiare vita o a cercare di farlo. 

    È il caso di Fabrizio e Ivana, originari di Procida. Fabrizio, 33 anni, ha vissuto nella sua città fino ai 20 anni per poi trasferirsi, come fanno in tanti, a Roma per frequentare l’università di scienze della comunicazione, facendo enormi sacrifici, economici e affettivi.

    Dopo l’università ha iniziato a lavorare in una startup, e da 2 anni è entrato in un’importante azienda italiana di servizi finanziari. Ma il suo cuore è sempre rimasto a Procida, sia durante il periodo universitario che lavorativo. Quando poteva tornava sulla sua isola, dove aveva lasciato amicizie e affetti. 

    Ivana, 26 anni, ha raggiunto Fabrizio per frequentare un corso di laurea specialistica a Roma, che porta a termine con successo con una tesi di laurea da 110 e lode proprio sul South Working. Stanno insieme da 3 anni ed è in quel momento che scoppia la pandemia da Covid-19.

    Fabrizio e Ivana decidono di tornare a Procida e lì rimangono, finché Ivana non trova un lavoro a Roma che richiede la presenza.  Si trasferiscono di nuovo nella Capitale, anche perché sembra che anche l’azienda di Fabrizio stia per richiamare tutti i lavoratori in presenza. 

    Sembra una fine triste per questa storia, ma l’anno vissuto a Procida per Fabrizio e Ivana è stato un modo per godersi e ritrovare gli affetti, oltre che – ovviamente – il mare meraviglioso della loro isola in un modo che non pensavano più possibile. Nonostante abbia lavorato bene durante il lockdown, sia in termini di risultati che di benessere dei dipendenti, l’azienda di Fabrizio non sembra credere nel lavoro agile. L’azienda di Ivana invece sta sperimentando una modalità di lavoro ibrida. 

    Come tante storie, quella di Fabrizio e Ivana è ancora in corso: noi speriamo che riescano a coronare il loro sogno di tornare stabilmente a Procida e che le loro aziende possano rendersi conto dei vantaggi del lavoro agile.  South Working® può fare molto in questo senso, dialogano con le aziende e diffondendo il più possibile la cultura del lavoro agile.

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    il 6 Dicembre 2021

    di Jack Steward

    Remote work has been on the rise for the past few years but in 2020, with the sudden outbreak of a global pandemic, even the companies who didn’t believe in the power of telecommuting had no choice but to join the trend.

    And for many, having to adjust to a completely new reality in a short period of time ended up being the silver lining during incredibly difficult times.

    Remote work wasn’t so scary, after all.

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