Ricerca | Lavorare da casa ai tempi del COVID-19: le dimensioni dello smart working. In «IL MONDO NUOVO: LA RICERCA NELL’ANNO DELLA PANDEMIA.»

Pubblicato
il 12 Marzo 2022

di Ilaria Di Tullio (Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali)

Nel corso dei mesi che hanno caratterizzato la prima fase della diffusione del virus SARS-COV-2 su scala globale, abbiamo assistito al ricorso forzato ad una serie di misure pubbliche governative tese a contenere l’espansione e il dilagare del virus. Tra queste, l’adozione dello smart working nella pubblica amministrazione è stata considerata una delle azioni da intraprendere con maggior forza nell’ambito del mercato del lavoro e della mobilità urbana. I governi europei, con differenti livelli di intensità e di caratterizzazione hanno privilegiato l’adozione dello smart working con non poche e diverse difficoltà di applicazione dello stesso, eccezion fatta per i Paesi che, già da prima della pandemia, consideravano il lavoro agile pratica quotidiana per lo svolgimento di alcune delle proprie attività lavorative. I dati della Commissione Europea, infatti, mostrano l’esistenza di evidenti differenze nell’accesso al lavoro da casa tra Paesi che abitualmente si servivano del lavoro agile rispetto a Paesi che si sono trovati ad adottarlo in maniera coattiva senza averlo precedentemente sperimentato (EC, 2020).

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