Ricerca | Lavorare da casa ai tempi del COVID-19: le dimensioni dello smart working. In «IL MONDO NUOVO: LA RICERCA NELL’ANNO DELLA PANDEMIA.»

Pubblicato
il 12 Marzo 2022

di Ilaria Di Tullio (Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali)

Nel corso dei mesi che hanno caratterizzato la prima fase della diffusione del virus SARS-COV-2 su scala globale, abbiamo assistito al ricorso forzato ad una serie di misure pubbliche governative tese a contenere l’espansione e il dilagare del virus. Tra queste, l’adozione dello smart working nella pubblica amministrazione è stata considerata una delle azioni da intraprendere con maggior forza nell’ambito del mercato del lavoro e della mobilità urbana. I governi europei, con differenti livelli di intensità e di caratterizzazione hanno privilegiato l’adozione dello smart working con non poche e diverse difficoltà di applicazione dello stesso, eccezion fatta per i Paesi che, già da prima della pandemia, consideravano il lavoro agile pratica quotidiana per lo svolgimento di alcune delle proprie attività lavorative. I dati della Commissione Europea, infatti, mostrano l’esistenza di evidenti differenze nell’accesso al lavoro da casa tra Paesi che abitualmente si servivano del lavoro agile rispetto a Paesi che si sono trovati ad adottarlo in maniera coattiva senza averlo precedentemente sperimentato (EC, 2020).

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Pubblicato
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di Marco Alioni (Università di Torino)

Abstract

Over the last few decades, the operational and conceptual definitions of rurality have continued to reproduce the same stereotypes and prejudices, that brought to the development of ineffective and problematic policies. The contrasts between the ‘urban’ and the ‘rural’, and between ‘modernity’ and ‘tradition’, led to the development of specific ideologies, which still permeate and produce the existing rural conditions. This article analyzes three dimensions of rurality in its form-as an ideology. The first one deals with the ways in which the ‘rural’ is defined through policy making processes and the scientific literature. The second one considers how the ideologies of rurality, specifically those produced in Italy about the Alps and the city-mountain relations, permeate the experience of Valsaviore. The third one discusses the practices of political resistance implemented by the inhabitants, the roles they play in defining the historical position of the valley, the roles of environmental protection, as well as the internal and external power relations of the territory.

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